Grande successo per la mostra “Henri-Cartier-Bresson e l’Italia” a palazzo Roverella (Rovigo) fino al 26 gennaio
Negli anni Trenta del Novecento, con la sua nuova Leica che gli consentiva un’agilità innovativa per l’epoca, Henri-Cartier-Bresson giunse in Italia per cogliere attimi di vita reale, che si manifestavano nelle piazze, “palcoscenico naturale”, e che ci vengono restituiti oggi, nella mostra allestita a palazzo Roverella.
L’autore trasse dal cubismo l’attenzione per le forme geometriche che riversò nella composizione fotografica e dal surrealismo l’apertura a cogliere l’imprevisto che emerge dall’incontro con la realtà. Questi due elementi si mescolano dando vita al concetto del momento decisivo, ossia “la convinzione che una fotografia debba essere catturata in un istante preciso, né prima né dopo. […] L’opera del celebre fotografo francese è fatta di sguardi, di attimi catturati nel momento sbagliato o errori fatti al momento giusto” (Clément Chéroux, curatore della mostra).
Anche ciò che potrebbe essere considerato in termini accademici un errore, nell’approccio dell’autore può essere colto come elemento che crea un dinamismo, una tensione tra ordine e caos che viene ricompresa nella composizione fotografica.